Dai territori occupati: dimostrazione per una „Trieste Libera“

VonSivic

13. Dezember 2013
Mit tatkräftiger Unterstützung von Gianni Kriscak und seinem Bruder wurde, mein letzter Artikel ins italienische übersetzt. Ich bedanke mich herzlich dafür und wünsche den werten Gästen gute Unterhaltung und Vergnügen beim lesen.
 
With the huge support of Gianni Kriscak and his brother, my last report was also translated in Italian.  
Thank you for your enthusiastic work and support with that. 
I wish my dear guests and readers a nice time by reading the following article, enjoy it.

Grazie, Sivic!
Esiste una memoria genetica?
Credo che questa domanda almeno una volta bisogna porsela e in Austria si sente continuamente parlare della Resistenza dei Triestini contro l’occupazione italiana. Quello che c’è sicuramente è la memoria collettiva di una società e che i Triestini ce l’abbiano ancora, hanno potuto dimostrarlo una volta di più l’ 8 Dicembre 2013. Fino adesso l’avevo intesa come un  tacito rifiuto. Ma adesso come adesso non si può più parlare di un “tacito” rifiuto, qui si comincia ad agire in maniera veramente rumorosa ed entusiasta.
In ogni caso, questa per me non è stata la prima visita a Trieste.
Il mio primo viaggio a Trieste risale già a parecchio tempo fa, un tempo lungo come una mezza vita, una lunghezza commovente, che comunque, avendo io appena 29 anni, è un periodo ancora molto breve.
SIVIC, TU SEI MATTO. I TRIESTINI VOGLIONO DIVENTARE INDIPENDENTI?

No. Per cambiare…. questa volta non sono matto. La situazione a Trieste è estremamente peggiorata. La città deve lottare con un’ondata di emigrazione; il Porto Internazionale è stato ed è tuttora lasciato a sé stesso ed è in parte in rovina. Purtroppo ieri non ho avuto tempo sufficiente per poterlo documentare con la mia telecamera. Ma è un dato di fatto:  i palazzi amministrativi sono rinnovati di fresco, le strade sono state di recente asfaltate, ma proprio questo è il fatto: le rotaie sono state asfaltate assieme alla strada e il lavoro non è stato fatto più di uno o due anni fa, perché l’asfalto è troppo nero;  mentre le case degli uffici consistono in tetti  sfondati e facciate marcite.
Questa cosa è chiaramente voluta e prima di continuare a insultare la forza d’occupazione italiana, mi riferirò brevemente al passato per spiegare di cosa si tratta:
Trieste, sorge uno Stato Libero!
La nostra storia inizia nell’anno 1947, allorché la città di Trieste in conseguenza del Trattato di Pace con l’Italia viene dichiarata Territorio Libero di Trieste.
L’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale dovette cioè rinunciare a Trieste e all’Istria. I Triestini furono   posti sotto la protezione dell’ ONU e da questi amministrati e il Porto Libero avrebbe dovuto costituire una sorta di  “porta economica” del commercio mondiale per l’Austria, la Svizzera, la Cecoslovacchia di quella volta e l’Ungheria.
Detti stati dovevano avere la possibilità di registrare nel Porto proprie navi e di commerciare a condizioni favorevoli.
Gli oleodotti che vanno da Trieste verso l’Austria, la storica Ferrovia del Sud, l’autostrada così come il Porto Libero sono testimoni di quei progetti, come lo sono pure i monumenti industriali dei tempi di prosperità di Trieste.
Nel 1947 Trieste fu posta sotto un’amministrazione militare.  Da una parte c’era la Zona A, occupata  dagli americani e dagli inglesi con la città di Trieste come centro, dall’altra parte la Zona B, amministrata dalle truppe jugoslave.
Il proposito era d’instaurare un’amministrazione militare provvisoria, la quale avrebbe poi dovuto passare le redini ad un’amministrazione civile.
La politica mondiale, però, portò ad altri sviluppi, le potenze vincitrici non furono in grado di accordarsi riguardo alla nomina del Governatore e la guerra fredda accelerò lo sviluppo  della diffidenza reciproca.
Nel 1954 la Zona A fu data in amministrazione civile e provvisoria all’Italia. Gli USA, la Gran Bretagna, la Jugoslavia e l’Italia firmarono a Londra un Memorandum d’Intesa, nel quale vennero regolate le amministrazioni civili delle Zona A e B. I confini fra le due zone vennero spostati leggermente e l’Italia si impegnò a mantenere e a sviluppare il Porto Libero.
Nel 1975 il Trattato di Osimo confermò ed attuò la tuttora valida disposizione delle Zone A e B.             A questo riguardo bisogna osservare che a questo trattato bilaterale non soggiace alcun accordo internazionale e che nessuno degli stati vincitori della Seconda Guerra  Mondiale lo ha sottoscritto.
I retroscena di questo trattato bilaterale erano le preoccupazioni degli occidentali (in primis degli americani). In caso di morte dell’allora presidente jugoslavo Tito, una destabilizzazione nella Jugoslavia avrebbe potuto portare a un’occupazione della Zona B da parte dell’Unione Sovietica.
Questo per quanto riguarda la storia. Ulteriori dettagli li potete trovare anche su Wikipedia.
Italien raus….
Torniamo al presente.
E’ stato  veramente sorprendente, organizzato molto professionalmente e si poteva sentire da migliaia di gole gridare “Italien raus”, e questo in una città nella quale non si parla tedesco.
La gente è stufa di essere presa in giro dagli italiani, di ricevere ordini dagli italiani riguardo a come debbano vivere, mi ha detto un professore in attività durante la dimostrazione e…..sì….pensavo di essere in un altro film, quando la gente ravvisando la mia bandiera della Marina Austriaca gridava “Viva l’Austria”.
“E’ questo l’inizio di un rinascimento monarchico”?
Riguardo a questo sono ancora alquanto scettico, però c’è una certa forza esplosiva  quando una Rockband triestina trasforma il classico TNT degli ACDC in TLT (Territorio Libero di Trieste) e quando attraverso la lunga coda della Dimostrazione si vedono striscioni in italiano, sloveno, tedesco e inglese.
Si è potuto notare un comportamento pluralista e aperto al mondo, pieno di speranza, nonostante lo “sviluppo” economico drammatico e l’emigrazione di 3000 abitanti all’anno.
Una città morente da’ di sé un forte segno di vita.
Anche se il centro città è splendido, Trieste lotta per la sua sopravvivenza.
Profondamente commosso ho lasciato la città che già da bambino ammiravo, e quando dei Triestini con le lacrime agli occhi ti abbracciano, ti amano e ti accolgono come un liberatore perché sei austriaco, non c’è bisogno, secondo me, di dire molto di più oltre a : “Austria, svegliati!”

VonSivic

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